E’ da molto che ci penso e più passa il tempo e più 
              non mi sembra di vivere in una città italiana. Pensiamo all’Italia, 
              alla sua storia, alla sua cultura, alle sue antiche città 
              ... e di colpo, solo a pochi chilometri dalla grande Roma... o da 
              Napoli, anch’essa con un passato ricco ... ci troviamo proprio al 
              centro una piccola America. Prima del ’32 era palude e già 
              Leonardo da Vinci aveva ipotizzato la sua bonifica. Ecco poi arrivare 
              il grande sogno di una terra da bonificare e da donare ai più 
              volenterosi. Una sorta di Oklahoma, sogno di emigranti e di povera 
              gente senza uno spazio per vivere.
            	E di gente volenterosa ne è 
              venuta da queste parti; persone per lo più povere, con poca 
              cultura ma tanta tanta speranza di costruire una vita migliore per 
              la propria famiglia. Senza entrare nello specifico della politica 
              (perché non mi sembra ancora il caso di calarla in questo 
              quadro iniziale), ipotizzo un primo periodo in cui tutti si aiutavano 
              per la buona riuscita della causa. Finito di bonificare ecco una 
              situazione terriera così divisa: mezzadri da un lato e neo 
              proprietari di casali dall’altro.
            	Ancora poco tempo da dedicare 
              alla scuola e tanto al lavoro. Ed ecco anche l’ascesa dei primi 
              commercianti. Pochi svaghi in questa sorta di Far West, sino alla 
              scoperta del SALOON (ovvero il Circolo cittadino locale), ove perdere 
              al gioco proprietà o vincere danaro. Nel pieno rispetto della 
              tradizione: donne a casa e bambini precocemente inseriti nel mondo 
              del lavoro... famiglie patriarcali e numerose. 
            	Signorotti della città 
              divenivano pian piano i primi laureati, in grande contrasto con 
              il resto della popolazione avente il minimo dell’istruzione... e 
              per consolidare il potere dei pochi, queste famiglie "potenti 
              culturalmente" si imparentavano con le poche famiglie "potenti 
              economicamente" generando figli potenti in tutti i sensi.
            	Intanto i grandi proprietari 
              terrieri (es. la storica famiglia Caetani e la meno storica famiglia 
              Sbardella) godevano servigi: povere famiglie riverenti e servizievoli 
              che oggi, per lo più sono divenute proprietarie proprio di 
              quei poderi dove i nonni avevano consumato lunghi periodi di duro 
              lavoro.
            Col passar del tempo la eco di una 
              sorta di isola felice si estendeva per il resto dell’Italia ed immigravano 
              persone in massa. Allettante la prospettiva di una città 
              giovane, tutta da inventare, posta in pianura, a breve distanza 
              dalle colline, dal mare, dal lago e da due città molto importanti, 
              quali Roma e Napoli. 
            La città cominciava a dividersi 
              in quartieri rigidi: veneti, campani, siciliani... Per quanto riguarda 
              questi ultimi, non si è trattato sempre di un vero e proprio 
              aspetto positivo in quanto il confino dei mafiosi aveva determinato 
              l’avvento della mala, generando una sorta di mafia locale (con questo 
              non voglio dire che tutti i siciliani sono mafiosi!). 
            Le caratteristiche di questi quartieri 
              rigidi ricordano molto quelli americani: little Italy, africano, 
              ebraico, spagnolo.... La massima chiusura all’esterno ed il consolidarsi 
              del peggio della tradizione. Ricordo quando otto anni fa andai a 
              trovare i miei zii in Sud Africa: vivevano proprio così, 
              chiusi in un ambiente esclusivamente italiano posto in una paese 
              straniero.
            Tutti vedevano il peggio delle trasmissioni 
              italiane (ricevute in video cassette da parenti o amici) ed ascoltavano 
              canzoni italiane ormai anacronistiche. Il massimo della non integrazione 
              ! 
            Tornando a noi, tutte le famiglie 
              che avevano pian piano raggiunto una sorta di benessere economico, 
              cominciavano a negare a se stessi ed ai propri figli l’esistenza 
              di un periodo precedente fatto di fatica e di sacrifici sino ad 
              arrivare ad oggi dove sembra che non sia mai esistito un passato 
              e dove si ripercorrono i grandi errori della storia come, per esempio, 
              l’intolleranza razziale.